lunedì 28 luglio 2008


Questo è quanto mi hanno scritto riguardo alla pubblicità che veniva inserita nel mio blog:

(Gentile Simone Lambardi, Recentemente durante l'esame dei suoi dati, abbiamo scoperto che il suo account AdSense ha rappresentato una seria minaccia per i nostri inserzionisti AdWords. Mantenere il suo account nella nostra rete di publisher potrebbe danneggiare economicamente i nostri inserzionisti in futuro. Pertanto, abbiamo deciso di disattivarlo. La preghiamo di comprendere che questa decisione si è resa necessaria al fine di proteggere gli interessi dei nostri inserzionisti e di altri publisher AdSense. Ci rendiamo conto che ciò può causarle disagi. La ringraziamo anticipatamente per la sua comprensione e collaborazione. Per eventuali domande sul suo account o sui provvedimenti adottati non risponda a questa email. Per ulteriori informazioni, consulti la pagina [omissis] Cordiali saluti, Il team AdSense di Google)

Ho scoperto guardando su vari blog, che è inutile chiedere spiegazioni. Nessuno ti riponderà mai !
Le pubblicità per me erano un modo per coprire in minima parte le spese che posso sostenere dedicandomi al blog (quello che sono riuscito a "guadagnare" sono 64 Euro in un anno). Per fortuna a differenza di altri il mio account è stato bloccato subito dopo il pagamento della prima rata e non subito prima.
Per concludere, non sapendo per chi posso essere stato "una seria minaccia", continuero il mio lavoro di denuncia verso quelle cose che a mio parere poterbbero funzionare diversamente.
Simone lambardi

giovedì 17 luglio 2008

Forza Silvio



Ospite del convegno organizzato dalla Fondazione Medididea, dice: "Più bravo dei francesi: premier e ministri libici saranno miei ospiti"
Silvio-superstar: "Meglio di Sarkò" E al caro petrolio "ci penso io"

Il paragone tra Carfagna e Santa Maria Goretti. La gaffe in latino


ROMA - "Ebbene sì, sono meglio di Sarkozy, lui non è riuscito a portare Gheddafi e i ministri libici al vertice sul Mediterraneo. Io invece... eccoli qua".

Non è cambiato, ma nemmeno un po' e proprio in nulla. Silvio Berlusconi mantiene se stesso uguale a se stesso, nel tempo, nei luoghi, nelle situazioni: sugli eterni temi della giustizia, l'ossesione dei giudici, inseguendo il mito dell'io-faccio-quindi-sono-bravo. Il Caimano diventa Statista e viceversa, due tocchi, oplà, stravolgimenti così repentini che neppure Superman-Clark Kent.

Ordunque, oggi è stata la giornata del "oh come sono bravo" variante del "come me nessuno mai", manifestazioni di un misto di gelosia, invidia e bisogno sfrenato di sentirsi il migliore. In tutto. E di piacere, a tutti.

Da un po' di tempo, ad esempio, Berlusconi sente il fiato sul collo di Nicolas Sarkozy, più giovane di lui, più belloccio di lui, tombeur des femmes più di lui tanto da sposarsi Carla Bruni. Alto come lui ma negli indici di gradimento popolari Messieur le President sembra piazzato meglio. Ci manca solo che l'inquilino dell'Eliseo lo possa incalzare in politica. La Francia adesso è alla guida del semestre europeo e l'attivismo di Sarkò si è fatto subito sentire: il congresso Euromed per unire le risorse dei paesi che affacciano sul Mediterraneo; l'aut-aut all'Irlanda sul carta europea-Trattato di Lisbona. Senza contare quello straordinario momento mediatico che è stata la liberazione di Ingrid Betancourt.

Così da un paio di giorni Berlusconi si lancia in sfide, confronti e paragoni eccentrici. L'altro giorno ha "rinnovato" in diretta tivù l'incarico per un secondo mandato al presidente della Commissione Ue Manuel Barroso. Stamani, ospite del convegno della Fondazione Medidea del senatore Pisanu, ha messo le cose in chiaro con Sarkozy. "Dopo questo incontro - dice il presidente del Consiglio - avrò un piacevolissimo appuntamento con il primo ministro della Libia e con il ministro degli Esteri. Lo sottolineo anche perchè ciò ci conferisce una superiorità rispetto a Sarkozy che non è riuscito ad avere il governo libico come ospite nella conferenza Euromediterranea di Parigi".

Da Parigi non ci sono segnali su eventuali reazioni alla battuta. La giornata però ha regalato altre perle di stravaganza. Nello stesso convegno il premier ha informato che al problema caro-petrolio, su cui è impegnata in un fronte unico tutta l'Europa, ci pensa lui. "Sarò l'ufficiale di collegamento con i paesi produttori di petrolio" ha spiegato. Ghe pensi mi, insomma. Un'autocandidatura che nasce dal fatto che l'Europa in questo momento, dopo gli addii di Chirac, Putin, Blair, Aznar e Schroeder, è "un po' in affanno e accusa carenza di leadership".

Il resoconto stenografico della giornata segnala anche il paragone, fatto da Berlusconi, tra il ministro Mara Carfagna e Santa Maria Goretti ("Presidente,
accetti un consiglio, scherzi pure con le Fante, ma per favore lasci stare le Sante" è l'invito di Rosy Bindi) e uno strafalcione di latino. Parlando del muro contro muro con la Lega sulle priorità del governo - la giustizia per il premier, il federalismo per il Carroccio - il Cavaliere ha rassicurato tutti. Nessun problema, e quando mai. "Simul stabunt, simul cadunt" dice il premier sfoggiando il latinorum, "insieme staranno così insieme cadranno" nel senso che non ci saranno modifiche nè problemi tra Pdl e Lega. Però ha sbagliato la declinazione del verbo cadere, ha usato cadunt invece di cadent. Lo stesso errore che fece Craxi, anni fa. Ma allora c'era Natta, segretario del Pci, e la correzione arrivò seduta stante.

(17 luglio 2008)

venerdì 11 luglio 2008

Nuova legge sull'immigrazione


Cari tutti, vi inoltro un articolo che ha scritto un mio amico - Luca Trinchieri -, che è anche giornalista. L'articolo è stato pubblicato su Liberazione di oggi, in terza pagina. E' un fatto che ha vissuto in prima persona venerdi sera; quello che vi chiedo è di inoltrarlo a tutti i contatti che avete nella mailing list, così almeno il passaparola può, se non risolvere qualcosa, almeno far riflettere. Grazie per la cortesia.

Marco.

Roma, 21 giugno 2008 (Luca Trinchieri)

C´è pure la televisione, per raccontare come la gioventù romana si diverte a Trastevere il venerdì sera. L´ora dell´aperitivo. Le vie attorno a piazza Trilussa gremite di persone. Cinque o sei bancarelle di venditori ambulanti. Un ragazzo ha appena regalato un paio di orecchinialla sua fidanzata. Le sirene della polizia colgono tutti di sorpresa. Non è un semplice controllo: tre macchine e una camionetta vuota che ha tutta l´impressione di dover essere riempita. È la prima operazione contro i venditori ambulanti dopo l ´entrata in vigore deldecreto sicurezza, che amplia i poteri per i sindaci in materia di ordine pubblico. Mi fermo ad osservare, come molti altri. Non è curiosità, la mia. È un istinto di controllo. I poliziotti iniziano a sbaraccare i banchetti. Via la merce, raccolta sommariamente nei lenzuoli su cui era disposta. Un agente tiene un indiano stretto per il braccio, mentre dal suo viso trapela tutto, la paura, la rassegnazione, fuorché l´istinto di scappare. È ammutolito. Un donnone africano, del Togo, è invece molto più loquace. Se la prende quando l´agente raccoglie violentemente i lembi del telo a cui erano appoggiati gli orecchini e le collane che vendeva. «fammi mettere nella borsa, almeno!» dice all´agente. «Non scappo, non ti preoccupare, ecco il mio permesso di soggiorno». «Ma perché tutto questo? - dice - non stavo facendo nulla di male». All´agente scappa un sorriso, forse un po´ amaro: «è il mio lavoro». Poi la donna incalza: «conosco la nuova legge. Ora mi fate 5.000 euro di multa. Ma perché non ci date un modo di fare questo lavoro regolarmente?» Nessuna risposta dall´agente, che se ne va e lascia il posto ad un collega, molto meno accomodante. «E muoviti, su!», dice senza accennare ad aiutarla a trasportare le sue cose. Lei, con lo stesso sorriso sul volto, chiude la valigia arancione e con le mani occupate dice «dove andiamo, di qua?», mascherando con l´orgoglio la paura che in fondo in fondo le sta crescendo. Mantiene l´ironia però, quando mi avvicino e le chiedo da dove viene. «Da Napoli, bella Napoli, vero?», e intanto, mentre mi svela le sue vere origini africane, si toglie gli orecchini: «questa bigiotteria non mi serve più, stasera». Due metri più distante due ragazzini italiani, con il loro banchetto in tutto e per tutto uguale agli altri. Devono sbaraccare anche loro, ma gli agenti usano maniere molto più educate. Non li tengono per le braccia, non gli ammassano la merce. La ragazza raduna le poche cose che avevano in vendita. Lui è allibito, terrorizzato, e inizia a parlare nervosamente: «ve lo giuro, è la prima volta che vengo, lasciatemi andare». «Se prendiamo loro dobbiamo prendere anche voi», risponde un agente. Ma alla fine non sarà così. Il ragazzo si dispera, «sono diRoma, non posso credere che mi trattiate allo stesso modo che a quelli lì». Evidentemente è un discorso convincente. Si avvicina un signore in borghese che è lì a dirigere l´intera operazione. «Dottò, Capitano, Maresciallo, giuro che non lo farò mai più...». Si sbraccia, sembra un bambino appena messo in punizione dalla mamma. L´uomo in borghese si mostra irremovibile, ma si capisce subito che vuole solo dargli una lezione, e appena gli altri fermati - 7 persone, tutte straniere - non sono più a vista, lo lascia andare. A operazione conclusa vado dal signore in borghese, mi presento, «sono un giornalista e ho assistito alla scena. Perché avete fermato solo gli stranieri?», chiedo. La risposta è eloquente. «Portatelo via, identificatelo, e controllate - aggiunge guardandomi negli occhi - perché ha l´alito che puzza di birra». Già, la birra che stavo bevendo prima, e che mi è andata di traverso con tutto quello che succedeva. Per fortuna non è ancora reato, comunque. Mi portano in due verso il ducato dove sono radunati gli stranieri, tenendomi strette le mani sulle braccia. Non mi era mai successo, prima, ed è una sensazione davvero sgradevole. «Questo per adesso è nell´elenco dei fermati» dice l´uomo alla mia destra, anche lui in borghese, ad un collega. Spalle alla camionetta, mani fuori dalle tasche, cellulare sequestrato. «Perché avete fermato solo gli stranieri?». L´uomo con la polo rosa, quello
che mi stringeva da destra, mi risponde, anche se - dice - non sarebbe tenuto: «perché questi sono tutti irregolari». Balle, ho visto con i miei occhi la donna togolese dare il proprio permesso di soggiorno al poliziotto, prima. Ma non mi aspettavo certo una risposta veritiera. «Certo che non avevi proprio nient´altro di meglio da fare», dice con sprezzo uno degli agenti. «Ho fatto una domanda, voglio una risposta». L´uomo in rosa, che ha la mia carta d´identità e sta scandendo il mio nome per radio si gira verso di me, «hai finito di parlare?» grida. A quanto pare anche rispondere alle domande costituisce un grave errore, e infatti un terzo poliziotto, defilato fino a poco prima si indirizza a me dicendo «guarda che a fare così peggiori solo la tua situazione». Chiedo di sapere i loro nomi e gradi, come avevo fatto già con l´uomo in borghese al
principio, convinto che per legge sia un loro dovere identificarsi. Un altro poliziotto - ma quanti ne ho attorno, quattro, cinque? - mi da la sua versione della legge. «Vedi qual è la differenza, è che io posso chiederti come ti chiami e tu non puoi chiedermi niente, chi comanda sono io». Un suo collega aggiunge: «certo, se lo vuoi mettere per iscritto è diverso, ma non te lo consiglio, la cosa si farebbe piuttosto scomoda». La minaccia mancava, in effetti. Interrompe la discussione l´uomo in rosa. «Luca!», e con la mano mi fa cenno di andare da lui. «Vuoi andare?» «Voglio una risposta alla mia domanda», insisto. «Non hai capito - si spiega - hai voglia di chiuderla qui questa storia o no?». «Non sono stupido, so quello che mi sta dicendo, ma io voglio la mia risposta». Mi accompagna lontano dal furgone, in piazza Trilussa. Davanti a me l´uomo che comanda l´operazione, quello dell´alito puzzolente. Mi chiedo se tornare da lui, ma mi rendo conto che nel gioco del muro contro muro il suo è molto più duro. Aspetto ancora in piazza, osservo l´operazione concludersi, fino all´istante i cui gli immigrati vengono caricati sul furgone che si mischia al traffico del lungotevere. Non c´è altro da fare, questa sera, se non raccontare in giro quello che ho visto.

Questa triste deriva, quest´inverno italiano che avanza.

Oggi inizia l´estate.

Evviva.

giovedì 10 luglio 2008

Vittoria


In seguito alla nostra campagna “Nutella salva la foresta” e grazie anche al tuo aiuto Ferrero ha aderito alla nostra richiesta di moratoria sull’espansione delle coltivazioni di palma da olio che distruggono le ultime foreste del Sud est asiatico e alla Nazionale degli ultimi oranghi del Borneo e alla raccolta di oltre 10.000 firme, siamo riusciti ad ottenere – dopo il successo su Unilever - un altro enorme risultato su una delle più grandi multinazionali italiane.
In una lettera inviata a Greenpeace, Ferrero dichiara di “essere pronta a muoversi per raggiungere, in un lasso di tempo ragionevole, i seguenti obiettivi:

moratoria su ulteriori deforestazioni dovute alla produzione di olio di palma;
sviluppo di sistemi credibili di tracciabilità e di certificazione di quest'ultimo
Tuttavia se la deforestazione non verrà fermata, gli sforzi di Ferrero e tutte le altre multinazionali della RSPO per rintracciare olio di palma sostenibile sono condannati al fallimento.

Continueremo a lavorare affinché anche le altre grandi multinazionali che utilizzano olio di palma e i membri della RSPO (Tavola Rotonda per l’Olio di Palma Sostenibile), uniscano le forze insieme a Unilever e Ferrero per chiedere ai propri fornitori di olio di palma di sostenere la moratoria per bloccare la distruzione in corso.
Per salvare il pianeta dagli effetti del cambiamento climatico a causa delle deforestazione la strada è ancora lunga ma vi terremo informati e, se dovesse essere necessario, chiederemo ancora il vostro aiuto per stimolare quelle multinazionali che ancora non hanno preso una posizione chiara, affinché sostengano la moratoria.

Il nostro lavoro, però, non è affatto terminato.
E avremo ancora bisogno di te.

Grazie ancora per il tuo aiuto.
Chiara Campione
Responsabile della Campagna Foreste
Greenpeace Italia

link

venerdì 4 luglio 2008

In difesa della Costituzione


In difesa della Costituzione

Cento costituzionalisti hanno firmato un documento nel quale esprimono "insuperabili perplessità di legittimità costituzionale" sull'emendamento blocca processi e sul lodo Alfano sull'immunità temporanea per le alte cariche dello Stato. E chiedono di aderire al loro appello "in difesa della Costituzione".

(il testo dell'appello)

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